Una nuova moda che dalle grandi città, dove ha cominciato a venire praticata dai giovani, si è propagata a “macchia d’olio” nelle località turistiche e poi in cittadine e borghi di tutto il paese, l’apericena ha “rinverdito” la vitalità dell’italian life-style e ravvivato lo spirito che “anima” il made in Italy.
Nel 2016 la sua diffusione veniva rilevata dal giornalista Beppe Gandolfo, che nell’articolo intitolato Niente apericena, solo merenda sinoira dichiarava “Per favore non invitatemi a fare apericena, NON CI VERRO’ …” puntualizzando: “Non è questione di dieta, è che io VOGLIO FARE SOLO MERENDA SINOIRA”
- Cos’è? Blasfemi e ignoranti… Chiedete a un torinese, un cuneese, un novarese, un alessandrino, un astigiano, comunque un uomo di campagna, di quando il tempo era ancora scandito dalle campane e dal lavoro. Il Piemonte dei romanzi di Fenoglio dove il fiasco di vino e un pezzo di pane, le bocce e la pallapugno erano il cuore dell’aggregazione sociale. A quei tempi, quando si lavorava fino a quando faceva scuro, verso le 18-19 ci si fermava per uno spuntino e per raccontarsi i fatti del giorno.
- Allora come oggi si parte dagli affettati: salame artigianale, pancetta, prosciutto e lardo alla campagnola. Si passa ai formaggi: Raschera, Bra, Toma di Langa e un pezzo di Castelmagno accompagnato da miele o Cugnà. La Cugnà è un mosto di vino insieme con nocciole, mele, pere e altri ingredienti fino a creare una sorta di marmellata unica e perfetta per accompagnare formaggi di particolare sapore e carattere. Il menu continua con le immancabili acciughe al verde e i tomini elettrici (formaggi accompagnati da peperoncino), un po’ di insalata russa, qualche frittatina, la salsiccia di Bra. Niente tartine ma pane fatto in casa o i grissini rubatà. Nel bicchiere si versa il vino che ognuno preferisce, ma io scelgo i rossi come Barbera, Bonarda, Barbaresco o Nebbiolo. Non certo il Barolo, troppo raffinato per la merenda sinoira che è rustica. Per i bianchi vada per l’Arneis, il Gavi, l’Erbaluce, l’Alta Langa con le bollicine.
- Insomma, qualcosa di tipicamente piemontese dove la natura conviviale, il profumo e il sapore dei cibi e dei vini si fondono insieme per concludere la giornata con amici, risate e il gusto di stare insieme. Quindi niente apericena, ma MERENDA SINOIRA.
Come ricorda Beppe Gandolfo, la merenda sinoira è una tradizione tanto suggestiva perché espressiva della convivialità nel mondo contadino, il cui valore etico è storicamente rilevante in relazione alla funzione sociale della serale consumazione collettiva del cibo e, così, della sua spartizione tra i commensali, cioè tra gli uomini e le donne, gli adulti, i vecchi e i bambini residenti in grange e grandi cascine, tutti dediti alle molteplici attività agricole svolte durante la giornata e al termine del loro svolgimento radunati in primavera ed estate nelle aie e in autunno e inverno nelle stalle riscaldate dal tepore degli animali. Le innovazioni tecnologiche applicate nell’agricoltura hanno modificato i metodi del lavoro nelle fattorie, le grange e le grandi cascine si sono spopolate, in borghi e agglomerati rurali è cambiato lo stile di vita degli abitanti e, non venendo più praticata, per tanto tempo la merenda sinoira è rimasta un ricordo dei “vecchi tempi”.
Occasionalmente offerta nel menu dei ristoranti e, soprattutto, degli agriturismi, sempre più frequentemente presentata come un’attrattiva turistica, recentemente la merenda sinoira viene proposta in iniziative ed eventi culturali nella cui “cornice” connota la convivialità degli incontri e denota le valenze storico-sociali delle specialità eno-gastronomiche tipiche dei territori rurali, produzioni di cui nelle campagne promozionali che ne stimolano il commercio sono evidenziate – ed enfaticamente “valorizzate” – le qualità, ovvero i sapori, gli aromi, la gustosità e, soprattutto, la genuinità.
Una volta la merenda sinoira era un pasto frugale perché le elaborate paste ripiene o al forno, le sostanziose carni rosse bollite, brasate, arrostite o grigliate e le saporite fritture che compongono i voluminosi ricettari regionali venivano cucinate spesso nelle dimore signorili e invece raramente nelle case popolari e nelle fattorie. Nelle famiglie di contadini pranzo e cena venivano “messi insieme” con gli ingredienti di cui si disponeva: salumi, formaggi e vino che nelle buone annate abbondavano in cantina, formaggio fresco quando il latte munto nella giornata era tanto da poterne usare una parte per il proprio consumo, le uova che le galline le avevano deposto nel pollaio, la frutta e la verdura maturate nell’orto e le erbe raccolte nei prati e nel sottobosco. Insieme ai grissini e, ovviamente, alle grissie monferrine, in Monferrato il menu “classico” della merenda sinoira presenta le varianti locali dei principali prodotti eno-gastronomici tipici italiani: tra i salumi spiccano il salame cotto e la muletta; i formaggi di latte vaccino e caprino sono rappresentati dai tomini e dalla robiola di Roccaverano DOP; le ricette De.Co, come la giardiniera di Vignale e friciulin, bagnet e peperonata di Rosignano; oltre alla Barbera e al Gavi anche il Grignolino, la Freisa, il Brachetto, la Malvasia, il Ruché,… e gli spumanti, il celebre astigiano e i numerosi delle cantine di Casale Monferrato e dintorni dove Federico Martinotti (1860-1924) sperimentò il “metodo di spumantizzazione in grandi contenitori / in autoclave” brevettato nel 1895 e detto metodo Martinotti-Chamant poiché all’inizio del XX secolo venne adottato e perfezionato dal francese Eugène Charmat.
Come “pittoresca” locuzione dialettale che denomina e descrive un’espressione del folclore locale e in cui sono sedimentati questi e molti altri ricordi, ovvero tanti elementi che compongono l’insieme di eredità culturali che formano la comunità territoriale monferrina e ne conformano il profilo identitario, nel 2019 la merenda sinoira è stata proposta in due eventi inclusi nel programma dell’ANNO INTERNAZIONALE DELLE LINGUE INDIGENE :
- performance E BON ! MERENDA SINOIRA with the Monferrato’s people
- MERENDA SINOIRA with… Leonardo da Vinci !
In queste occasioni è stata mostrata la peculiarità della merenda sinoira come antica tradizione caratteristica ancora molto attuale e tuttora praticabile, che può venire realizzata in forme adattate al presente. Allo scopo, è stata proposta una selezione di prodotti differenti e parimenti rappresentativi del territorio:
- tradizionali grissie e grissini del panificio La Munfrina di Castagnone (Pontestura) e il “nuovo” pane grosso di Tortona
- salame cotto e muletta dello storico salumificio Miglietta
- uova, insalate, formaggi robiola e marenghino e succhi di frutta che la Centrale del Latte di Alessandria e Asti distribuisce e produce aggregando numerose aziende agricole delle due province
- l’antico formaggio Montebore prodotto nell’alessandrina Val Bormida
- la Malvasia dei viticoltori Casalone di Lu Monferrato
Palesemente il successo dell’apericena ha contribuito alla riemersione della merenda sinoira e, viceversa, la “riscoperta” della desueta consuetudine ha rafforzato le valenze della nuova moda come evocativa delle antiche tradizioni contadine e rinnovativa della vita in campagna. Infatti, alcuni prodotti artigianali che nel 2019 erano stati selezionati per la merenda sinoira rappresentativa della correlazione tra cucina tradizionale e vocabolario dialettale quest’anno vengono presentati dalle associazioni che aggregano i produttori locali contestualmente alla “panoramica” dell’offerta di vini e specialità tipiche di Nizza Monferrato che invece propone un tour eno-gastronomico denominato GIROMERENDA, quindi con implicita evocazione della tradizionale cena serale, e le “classiche” degustazioni con esplicito riferimento alla nuova moda: