La serie di “ritratti” di girasoli eseguiti da Vincent van Gogh tra il 1888 e il 1889 ha contrassegnato l’epocale cambiamento di percezione umana della natura.
Un altro pittore celebre, il francese Paul Gauguin, ha “colto” il significato di questo avvenimento e, a sua volta, ha ritratto l’amico e collega olandese all’opera mentre dipingeva i girasoli e, con tale rappresentazione, dava forma a delle idee nuove, le idee ecologiste che in quel periodo cominciavano appena a germogliare ma allora non ancora sbocciate. Nel XIX secolo infatti era già diffusa la consapevolezza che i progressi scientifici e tecnologici avevano reso possibile realizzare molte “cose”, raggiungere molti “traguardi” e beneficiare di molte “conquiste”, ma anche che tutto ciò non sarebbe stato privo di conseguenze. I romanzi L’Ultimo dei Mohicani e Walden / Vita nei Boschi – rispettivamente di fantasy e autobiografico e pubblicati negli Stati Uniti nel 1826 e 1854 – avevano descritto la scomparsa delle civiltà “primitive” che soccombevano all’avanzare della società “avanzata” e il malessere che le persone sensibili subivano nei tempi moderni, cioè in un mondo sempre più artificiale e nella cui prospettiva antropocentrica il valore della vita era commisurato a quello delle “cose” fatte dall’uomo e l’umanità era talmente concentrata su se stessa, sulle proprie realizzazioni e produzioni e sulle proprie creazioni e attività da non riuscire più a percepire, ascoltare e capire la voce della natura. In una lettera scritta al fratello Theo nel 1882 (epistola 249), perciò prima di ritrarre i girasoli ammirati e raccolti nei campi della Provenza, Vincent van Gogh aveva osservato
It isn’t the language of painters one ought to listen to but the language of nature (…) Feeling things themselves, reality, is more important than feeling paintings, at least more productive and life-giving.
Ispirate da questo pensiero dell’artista, nell’ottobre 2022 due giovani ambientaliste hanno finto di imbrattare il suo dipinto raffigurante i girasoli che è conservato ed esposto alla National Gallery di Londra. Simulando uno scempio, le ecologiste hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica inglese e mondiale sull’urgente necessità di intervenire efficacemente per rimediare ai danni ambientali provocati dall’uso dei combustibili fossili. Le ragazze – appena 20enni – avevano accuratamente studiato e pianificato questa azione: non intendendo rovinare l’opera artistica, che infatti non è stata intaccata dalla zuppa di pomodoro versata sul vetro protettivo ermeticamente sigillato alla cornice intorno alla tela, hanno finto di compiere un atto vandalico per destare scalpore e così riuscire a porre ai presenti, ai media e agli opinion-leader una domanda “insidiosa”, Is art worth more than life ? More than food ? More than justice ? [ L’arte vale più della vita, del cibo e della giustizia? ], e proclamare: The cost of living crisis is driven by fossil fuels, everyday life has become unaffordable for millions of cold hungry families, they can’t even afford to heat a tin of soup. Meanwhile, crops are failing and people are dying in supercharged monsoons, massive wildfires and endless droughts caused by climate breakdown. We can’t afford new oil and gas, it’s going to take everything. We will look back and mourn all we have lost unless we act immediately. UK families will be forced to choose between heating or eating this winter, as fossil fuel companies reap record profits. But the cost of oil and gas isn’t limited to our bills. Somalia is now facing an apocalyptic famine, caused by drought and fuelled by the climate crisis. Millions are being forced to move and tens of thousands face starvation. This is the future we choose for ourselves if we push for new oil and gas.
Pochi giorni dopo che le giovani ribelli – una nuova generazione di figli dei fiori – avevano posto la questione in modo tanto fantasioso, creativo e, però, inequivocabile, Antonio Guterres si è rivolto ai delegati delle nazioni che partecipavano all’inaugurazione della 27esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ammonendoli con parole altrettanto severe ed esplicite: What did you do for our world – and for our planet – when you had the chance? We are on a highway to climate hell with our foot still on the accelerator. But climate change is on a different timeline (…) It is the defining issue of our age. It is the central challenge of our century. Our planet is fast approaching tipping points that will make climate chaos irreversible. Human activity is the cause of the climate problem. So human action must be the solution. The global climate fight will be won or lost in this crucial decade – on our watch.
Fino ad allora per riferirsi agli effetti provocati dalle attività umane nell’eco-sistema convenzionalmente si usava la locuzione “cambiamento climatico”. Dopo che le giovani figlie dei fiori lo hanno affermato di fronte ai girasoli dipinti da Vincent van Gogh e il Segretario Generale dell’ONU lo ha dichiarato al summit mondiale, anziché con l’immagine evocativa di un mutamento, una trasformazione, un’evoluzione o un adattamento lo stesso concetto viene espresso con vocaboli che evidenziano la drammaticità della situazione: collasso, catastrofe, crisi, caos, problema,… inferno.
Nel 2023, un anno in cui la perdurante siccità annuncia un’estate molto difficile, nelle campagne della provincia alessandrina la coltivazione dei girasoli, che richiede meno irrigazione di altre, in particolare del mais e del riso, sarà una valida alternativa con cui gli agricoltori cercheranno di sopperire alla scarsità di acqua.
Anche una pianta ornamentale e un motivo estetico ricorrente nell’artigianato e in opere e decorazioni dell’art nouveau, il girasole proviene dall’America, precisamente dal Perù, dove era il fiore del dio Inti, il dio-Sole, e viene estesamente coltivato in Europa, dove è giunto nel XVI secolo e, oltre che nei campi in cui viene seminato, cresce spontaneamente in molti terreni, in particolare nelle aree abbandonate o dove vengono depositati macerie e rifiuti. Una pianta mellifera con molte proprietà curative e i cui semi vengono impiegati nell’alimentazione umana e animale e per la produzione di olio alimentare e combustibile, in particolare un ottimo biodiesel, nel “linguaggio dei fiori” è emblematico di sentimenti molto positivi, gioia e allegria, e di una virtù, la vivacità, emozioni e qualità assimilate alla solarità perché, come indicano il suo nome in italiano e la sua denominazione botanica (“fiore del sole”, Helianthus annuus – Linneo, 1753), muove la corolla verso l’astro celeste.
In Monferrato, dove a primavera i girasoli sono seminati in molti campi di pianura e di collina, la loro fioritura estiva è proposta come un’attrattiva turistica esaltata evocando il pittore olandese:
Non perdetevi il momento emozionante nel quale l’amato fiore di Van Gogh, protagonista di tante opere d’arte suggestive, si mostra in tutto il suo splendore con i suoi colori caldi e dorati.
Dal 10 ottobre 2020 all’11 aprile 2021 al Centro Culturale Altinate/San Gaetano di Padova era allestita la mostra, curata da Marco Goldin e organizzata da Linea d’ombra, che con il titolo I colori della vita presentava una rassegna dedicata a Vincent van Gogh con molte delle sue opere più significative, tra cui l’autoritratto “con cappello di feltro” dipinto nel 1887.
Il 30 MARZO 2023, nel 170esimo anniversario della nascita, il pittore olandese è stato ricordato in tutto il mondo come l’autore di opere iconiche, in particolare i girasoli dipinti ad Arles. La serie di sicuramente almeno 7 opere comprendeva anche una tela – di cui era proprietario un collezionista giapponese – che è andata distrutta nell’incendio provocato dal raid dell’aviazione americana sulla città di Ashiya nella notte tra il 5 e il 6 agosto 1945, contemporaneamente al bombardamento di Hiroshima. A parte il quadro raffigurante tre fiori, conservato da un collezionista americano, i celebri “girasoli in vaso” sono esposti nei musei di Amsterdam, Londra, Monaco di Baviera, Philadelphia e Tokyo.