L’11 NOVEMBRE è la data in cui nel mondo rurale si conclude il ciclo di un anno agrario e inizia il successivo.

ELEMOSINA DI SAN MARTINO di Andrea Briosco “il Riccio” (1470 – 1532) – Galleria Franchetti, Ca’ d’Oro, Venezia / foto © Wolfgang Moroder

Nella calendario cristiano è il giorno dedicato a MARTINO DI TOURS, il giovane cavaliere romano che, in una gelida notte invernale del 335, aveva generosamente donato metà della propria cappa a un mendicante, perciò nel 2021 proclamato patrono del volontariato. Abbandonata la carriera militare, Martino intraprese quella ecclesiastica: dopo gli studi, probabilmente condotti a Milano, visse in eremitaggio all’isola Gallinara, poi fondò comunità religiose nella valle della Loira e nel 371 venne acclamato vescovo di Tours, dove fu sepolto l’11 NOVEMBRE 397. Alla morte aveva un’età a quell’epoca ragguardevole, quasi 80 anni. Era nato tra il 316 e il 317 a Sabaria, avamposto dell’impero al limes in Pannonia, dove suo padre era al comando della legione. Al termine del mandato il tribuno ricevette un podere nei pressi di Papilia (Pavia), in un’area del Siccomario che ora è un comune denominato in ricordo del santo che in quei luoghi trascorse l’infanzia e l’adolescenza. Venerato dalla gente come un prodigioso benefattore e come un taumaturgo miracoloso e dai teologi considerato un dottore della chiesa, nel medioevo Martino era soprannominato abbattitore di alberi poiché in vaste zone rurali aveva sradicato i riti druidici che i celti praticavano nei boschi sacri e saldamente “piantato” i principi etici religiosi, allora anche giuridici, che hanno modellato le tradizioni della civiltà contadina del vecchio mondo. La data della sua commemorazione infatti coincide con la giornata culmine del periodo che, se in cielo splende il sole, è detto estate di San Martino. In questo giorno centrale dell’autunno, quando la natura mostra lo spettacolo del foliage, i rigori inducono piante e animali ad andare in letargo, all’orizzonte compaiono le nubi che annunciano nevicate… ed, essendo finiti i lavori nei campi, i contadini fanno il bilancio dell’annata agricola trascorsa e si preparano per la prossima.

 

L’immagine-simbolo della giornata alessandrina è L’ANGELUS dipinto da Jean-François Millet nel 1858-59 e conservato al Museo d’Orsay di Parigi

In concomitanza con la ricorrenza di San Martino nelle campagne della provincia di Alessandria dal 1950 viene celebrata la GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO

Il rituale incontro si è svolto ininterrottamente per 70 anni fino al 2020, quando la pandemia ha costretto tutti a “restare a casa”. Gli agricoltori alessandrini si sono nuovamente radunati domenica scorsa, 7 novembre, alla Collegiata di Santa Maria Maggiore di Novi Ligure, dove – come di consueto – in molti si sono recati in sella dei propri trattori e tutti insieme hanno portato in chiesa i doni della terra prodotti nelle proprie aziende agricole, un offertorio nel 2021 consacrato per “convertire i nostri stili di vita a un’ecologia integrale”.

Promotori dell’iniziativa, i dirigenti locali dell’associazione COLDIRETTI – Mauro Bianco e Roberto Rampazzo – hanno dichiarato : «La Giornata del Ringraziamento è un’occasione importante per meditare sui problemi che il mondo rurale sta vivendo, acuiti dal protrarsi degli effetti di una crisi climatica, economica e finanziaria di portata mondiale dove diventa fondamentale una maggiore attenzione all’ambiente, alla sostenibilità e alla biodiversità».

 

Nel 2021, ANNO INTERNAZIONALE DELLA FRUTTA E DELLA VERDURA e primo della DECADE ON ECOSYSTEM RESTORATION, i riti religiosi e civili celebrati per la commemorazione di San Martino ricordano che la forza rigenerativa della natura può venire in soccorso dell’umanità… se, a propria volta, l’umanità riuscirà a risanare le devastazioni ambientali che minacciano i regni vegetale e animale.

La storia dell’ulivo capostipite dell’uliveto che Annita Dellavalle e il marito Fabio coltivano in un terreno della Cascina Oliva di Fabiano, una frazione del comune di Solonghello, è un suggestivo esempio di rigenerazione spontanea “aiutata” dalle premure dell’uomo. L’ulivo capostipite venne trapiantato nel giardino della cascina in Monferrato all’inizio del XIX secolo dalla famiglia genovese che possedeva la tenuta vitivinicola. Dopo quasi cent’anni, verso la fine dell’Ottocento, dimora rurale e vigneti vennero acquistati dai bisnonni di Annita, originari del posto. In seguito a una gelata invernale l’ulivo sembrava deceduto e i viticoltori monferrini ne abbatterono il tronco. Poi dal ceppo interrato è spuntato un germoglio… e, ammirandone la vitalità, i contadini hanno accudito la piantina, così l’ulivo “rinato” è diventato un rigoglioso albero ornamentale e dal 2009 un prolifico genitore. Assistiti da Giancarlo Durando, allora il docente dell’I.T.A.S. “V. Luparia” responsabile del progetto didattico ULIVI IN MONFERRATO e dal 2003 un pioniere dell’ASSPO – Associazione Piemontese Olivicoltori, con le marze dell’ulivo due volte centenario Annita e Fabio hanno dato vita a una nuova generazione di ulivi e a “popolare” un uliveto, attualmente un frutteto di 90 piante da cui si raccolgono olive da spremitura.

ULIVO e ULIVETO di Cascina Oliva durante la raccolta delle olive del 24 ottobre scorso :

 

 

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